I disabili e la sessualità

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Foto dal film The Session di Ben Lewin

Mi occupo ormai da diversi anni, nell’ambito della mia professione di Medico Legale, della tutela e dei diritti dei disabili. Il tema della sessualità rientra certamente tra questi diritti anche se poco se ne parla, poco si affronta e spesso se ne ignora l’esistenza. Per fortuna siamo lontani dai tempi in cui la sfera sessuale privata veniva negata alla persona disabile attraverso interventi cruenti di tipo fisico documentati come utilizzo di psicofarmaci, interventi chirurgici demolitivi quali l’ovariectomia per le donne ed evirazione per gli uomini, oppure interventi di atti violenti di natura psicologica in termini di punizioni o minacce, fino all’isolamento della persona e l’impedimento di contatti con l’altro sesso.

Ma partiamo da quelle che sono le definizioni che ci interesano nello specifico e che ci aiutano a fare chiarezza sul tema del diritto della persona disabile alla sessualità partendo dal concetto che si tratta di diritto alla salute.

L’OMS inalienabile di affermazione e di integrazione sociale, vale a dire il diritto alla Salute inteso come
“benessere fisico, mentale e sociale”.
La persona diversamente abile veniva emarginata, sopraffatta dalla stigmatizzazione perché non vista come persona in quanto tale, ma ricondotta alla categoria di riferimento, quella della “diversità”. Su questo aspetto è intervenuta l’Organizzazione Mondiale della Sanità che, dapprima attraverso la pubblicazione della Classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e dell’Handicap (ICIDH) del 1980 e successivamente con Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) ICF del 2001 ha compiuto un enorme passo avanti ridefinendo i termini della questione attraverso una evoluzione concettuale dell’handicap che non è più sinonimo di deficit, una caratteristica personale del soggetto disabile riferita esclusivamente alla patologia che l’ha determinata, ma indica lo svantaggio sociale vissuto da una persona a seguito di una disabilità o menomazione, legato all’interfaccia tra soggetto e società che non è in grado di accogliere chi compie un’attività in maniera differente dalla maggior parte dei soggetti.

La Legge n.104/92, che è la legge in vigore sulla disabilità nel nostro Paese, al primo comma dell’art. 3 fornisce una definizione di persona con handicap: colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione, recependo in questo modo gli orientamenti più moderni sull’argomento sanciti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.