Medicina di Genere

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Medicina di Genere

La Medicina di Genere si caratterizza per un approccio al paziente interdisciplinare, trasversale e pluridimensionale: pone al centro della relazione di cura il paziente, consapevole e partecipativo nella costruzione del percorso assistenziale. Una medicina di precisione che favorisce la cultura della medicina della persona.

Sin dagli anni ’70 è diventato evidente come lo sviluppo della Medicina sia avvenuto attraverso studi condotti prevalentemente sugli uomini, nella errata convinzione che l’unica differenza tra uomini e donne fosse legata all’apparato sessuale e riproduttivo. Negli anni ’90 è emerso un approccio più innovativo che tiene conto delle variabili biologiche, ambientali, culturali, psicologiche, socio-economiche determinate dal genere su fisiologia, patologia e caratteristiche cliniche delle malattie.

L’OMS ha identificato il genere come tema imprescindibile della programmazione sanitaria nell’ Action Plan 20142019.

Alcune patologie si manifestano con frequenza e modalità diverse nella popolazione femminile e in quella maschile. Uomini e donne, inoltre, non rispondono ugualmente alle cure: un farmaco che funziona per un genere può invece avere effetti collaterali anche gravi per l’altro. Eppure, da sempre, la componente femminile non è adeguatamente rappresentata negli studi sperimentali condotti per valutare l’efficacia e la sicurezza dei farmaci. 

A cosa è dovuta questa “svista”? 

La popolazione femminile rappresenta un soggetto scomodo negli studi clinici per diversi motivi, non solo di ordine culturale. Prima di tutto, ci sono da considerare i fattori biologici: i cambiamenti ciclici nell’assetto ormonale e le possibili interferenze dovute all’assunzione di farmaci contraccettivi rendono il genere femminile un campione estremamente eterogeneo.

Va poi valutato il fattore economico: allargare gli studi alla popolazione femminile significa andare incontro a un numero maggiore di analisi e a costi più importanti, anche in termini assicurativi. Nel tempo, però, questo essere escluse dagli studi clinici ha danneggiato le donne: farmaci risultati sicuri per il genere maschile si sono infatti rivelati estremamente dannosi per la salute della donna o del feto, comportando la loro rimozione dal mercato e quindi anche un grave spreco economico.

Ora  si è diretti verso una medicina più attenta all’individuo femminile, ma attenzione a non commettere l’errore opposto: la medicina di genere non deve essere vista esclusivamente come la medicina per le donne. Il rischio per la popolazione maschile di incorrere in malattie che colpiscono con maggiore frequenza il genere femminile (come il cancro al seno e l’osteoporosi) è troppo spesso trascurato. La medicina di genere, invece, aspira a essere egualitaria e quindi a curare ogni individuo (uomo o donna) al meglio.

 

 

A livello Nazionale

Legge 3 del 2018: “delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonchè disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della Salute” che prevede all’articolo 3 Applicazione e diffusione della Medicina di Genere nel SSN secondo i principi:

  • approccio multidisciplinare tra aree mediche e scienze umane
  • promozione e sostegno della ricerca biomedica, farmacologica e psico-social
  • formazione ed aggiornamento del personale medico
  • promozione e sostegno dell’informazione pubblica su salute e gestione delle malattie in un’ottica di genere

A maggio 2019 è stato approvato il Piano per l’attuazione e la diffusione della Medicina di Genere che si propone di fornire un indirizzo coordinato e sostenibile garantendone la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie erogate dal SSN in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.

La RER nel 2014 aveva normato in materia con la Legge Quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere: “Le aziende pubbliche sanitarie..valorizzano l’approccio di genere nella cura nell’assistenza di donne e bambine, di uomini e bambini; offrono un’informazione corretta ed equa sulle problematiche di salute e sulle differenze di genere; relaizzano un’attività formativa professionale permanente con l’obiettivo di fornire la conoscenza di problematiche specifiche connesse alla diversità di genere e alla sicurezza sul lavoro

A livello Regionale

La Regione Emilia-Romagna nel 2014 aveva normato in materia con la Legge Quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere: 
“Le aziende pubbliche sanitarie valorizzano l’ approccio di genere nella cura nell’ assistenza di donne e bambine, di uomini e bambini; offrono un’informazione corretta ed equa sulle problematiche di salute e sulle differenze di genere; realizzano un’attività formativa professionale permanente con l’obiettivo di fornire la conoscenza di problematiche specifiche connesse alla diversità di genere e alla sicurezza sul lavoro“