Violenza di genere

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Il tema della Violenza di Genere è oggetto di studi oltre che di disposti normativi a livello internazionale ed europeo, con crescente sensibilità ed attenzione. 

La violenza è un problema di salute pubblica perchè determina effettti a breve-medio-lungo termine sulla salute della vittima e perchè, chi subisce violenza, se non riconosciuto e/o trattato adeguatamente, usufruisce più frequentemente di prestazioni sanitarie e di trattamenti farmacologici con ricadute sulla sostenibilità economica e socio-lavorativa.

Il 20 gennaio 2018 è stato pubblicato in GU il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 novembre 2017 ” Linee guida per le Aziende Sanitarie e le Aziende Ospedaliere in tema di soccorso ed assitenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza“. Lo scopo è quello di organizzare e sviluppare in modo armonico le prestazioni del SSN per fornire un intervento nel trattamento delle conseguenze fisiche e psicologiche della violenza tramite una adeguata presa in carico multidisciplinare.

Nel Decreto è prevista la denominazione di un Percorso per le donne che subiscono violenza: per garantire una tempestiva ed adeguata presa in carico delle donne a partire dal triage e fino al loro accompagnamento ai servizi pubblici e privati dedicati presenti sul territorio di riferimento al fine di elaborare con le stesse un progetto personalizzato di sostegno e di ascolto per la fuoriuscita della esperienza di violenza subita.

Piano regionale contro la Violenza di Genere: definisce le azioni promosse sulle aree di intervento individuale. Individua le Aziende Sanitarie che devono svolgere tale compito tramite azioni di comunicazione, educazione, formazionecontinua, rilevazione del fenomeno, empowerment della donna, promozione del benessere.

Il tema della violenza attravera la pratica clinica dei servizi sanitari pubblici come azione concreta di gestione della vittima di violenza. 

Il comportamento violento è capillare e trasversale, coinvolge tutta la popolazione e si declina in una variegata espressività, partendo dalla violenza fisica sessuale fino al ricatto sul web.

A livello Regionale

La RER è stata tra le prime a dotarsi di Linee di indirizzo regionali per l’accoglienza di donne vittime della violenza di genere, pubblicate nel 2013.
Nel 2014 aveva già normato in materia emanando la Legge Quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere che prevede al titolo IV – Salute e benessere femminile (art. 10 comma 2) “le aziende pubbliche sanitarie valorizzano l’approccio di genere nella cura e nell’assistenza di donne e bambine, di uomini e bambini; offrono un’informazione corretta ed equa sulle problematiche di salute e sulle differenze di genere; realizzano un’attività formativa professionale permanente con l’obiettivo di fornire la conoscenza di problematiche specifiche connesse alla diversità di genere e alla sicurezza sul lavoro” ed al titolo V – Indirizzi di prevenzione alla violenza di genere (art. 17 comma 1) la approvazione del Piano regionale contro la violenza di genere che definisce le azioni promosse sulle aree di intervento individuate. Questo documento individua come attori pubblici della rete di prevenzione e di protezione (prevenzione terziaria) la Aziende sanitarie che devono svolgere tale compito tramite azioni di comunicazione, educazione, formazione continua, rilevazione del fenomeno, empowerment della donna, promozione del benessere.
È attivo il Piano Regionale contro la violenza di genere approvato con deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 69 del 4 maggio 2016 include sia il contrasto ad “altri fenomeni quali la tratta e la riduzione in schiavitù, i matrimoni forzati e le mutilazioni genitali femminili (MGF)”, sia il “trattamento di uomini che usano comportamenti violenti. L’ obiettivo è intervenire sulla cultura degli uomini e lavorare per far loro acquisire la consapevolezza che la violenza è un problema“.
Attivato anche l’ Osservatorio Regionale sulla violenza di genere che ha il compito di acquisire e analizzare dati per il supporto alle politiche regionali.
Il tema della violenza attraversa la pratica clinica dei servizi sanitari pubblici come azione concreta di gestione della vittima di violenza.
Il comportamento violento è capillare e trasversale, coinvolge tutta la popolazione e si declina in una variegata espressività, partendo dalla violenza fisica sessuale fino al ricatto sul web.

L’OMS afferma che una donna su quattro subisce violenza da un uomo nel corso della vita e che la violenza è la prima causa di morte per le donne di età compresa tra i 15 ed i 44 anni.

Nel mondo ogni 8 minuti viene uccisa un donna; in Italia ogni 3 giorni.

La violenza è una priorità in tema di salute pubblica

Doveri dell’istituzione sanitaria

  • Prendersi cura della donna che ha subito violenza
  • Garantire riservatezza, disponibilità all’ascolto, testimonianza del fatto accaduto
  • Garantire assistenza medica, psicologica, sociale
  • Ottemperare agli obblighi di rilevamento delle prove del fatto
  • Costituire una RETE antiviolenza

NASCITA DEL PSVS

  • La normativa
  • L’analisi della letteratura scientifica e delle migliori evidenze disponibili
  • La percezione del fenomeno e le criticità espresse da parte degli operatori coinvolti
  • La formazione degli operatori
  • La predisposizione di spazi adeguati
  • L’utilizzo di una interfaccia adeguata
  • Il team multidisciplinare
  • L’attivazione della rete

Il benessere della vittima è prioritario

L’organizzazione ideale è quella in cui cura e indagine forense sono attuate nel medesimo momento (garantisce efficienza ed evita il danno alla vittima)

La formazione specifica deve essere diffusa a tutti gli operatori

La relazione con gli altri servizi è costruttiva e tale da assicurare continuità nell’assistenza alla vittima

Il modello integrato (medico clinico e forense) è da promuovere

Presso l’Ospedale Maggiore di Bologna dal 2007 è attivo il Pronto Soccorso Violenze Sessuali (PSVS), centro di riferimento unico che assicura, nell’ambito dell’intero territorio di Bologna e Provincia, assistenza multidisciplinare (clinica, medico legale, psicologica e sociale) nei casi di violenza sessuale

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Il ruolo del Medico Legale

In ragione delle trasversalità insite nella conoscenza e nel ruolo professionale del Medico Legale questo ha compiti di coordinamento tra le diverse professionalità nella gestione in acuto, permettendo che vengano ottemperate le esigenze cliniche, psicologiche, sociali, di privacy ed anche di Giustizia in caso di violenza sessuale.

Cruciale è il ruolo del medico e dell’infermiere che assiste per primo una donna vittima di violenza sessuale, non solo per il suo ruolo di terapeuta e di interlocutore, ma anche per la minuziosa raccolta di dati e documenti a cui si deve dedicare, che forniscono la prova concreta del maltrattamento, fondamentale in sede legale.

In ambito ospedaliero: consulenza specialistica presso il PS affiancando il clinico nella valutazione clinica dei segni di violenza diretta e nello svolgimento dell’iter medico-legale (raccolta nell’anamnesi, raccolta del acconto del fatto, referto/rapporto, fotografie, raccolta/conservazione dei reperti biologici, catena di custodia), redigendo specifica consulenza, coordinando gli interventi con le Forze dell’Ordine, i servizi sociali, la associazioni di volontariato.

In ambito territoriale: in ragione delle peculiarità uniche insite nella professionalità del Medico Legale questo può svolgere funzione di coordinamento tra le diverse professionalità nella gestione in acuto permettendo che vengano ottemperate le esigenze cliniche, psicologiche, sociali, di privacy ed anche della Giustizia in caso di violenza sessuale

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La vittima viene sottoposta alla visita completa con studio delle lesioni dalla testa ai piedi,  inclusiva di documentazione fotografica.

Verificare le condizioni cliniche generali della paziente (polso, temperatura , pressione);

  • verificare segni di legatura a polsi e caviglie;
  • verificare lesioni di difesa quali escoriazioni, all’avambraccio; graffiature, bruciature , lacerazioni;
  • ispezionare ricercando le lesioni, attentamente la faccia, le mandibole, la zona periorbitale, la zona retroauricolare, le mammelle,la presenza di lesioni nella zona buccale verificando se sono presenti denti rotti, se sono presenti lesioni nel palato.

Non è consentito alcun trattamento medico contro la volontà della paziente e il medico non può intraprendere alcuna attività diagnostica terapeutica senza il consenso informato del paziente che, pur essendo implicito nel rapporto di fiducia, deve essere consapevole ed esplicito

  • Lasciare alla vittima la possibilità di scegliere cosa dire  e cosa accettare  delle proposte di cura (sanitaria e psico-sociale)
  • Spiegare le fasi e finalità della visita ginecologica e degli accertamenti, richiedendo  un consenso informato per ogni singolo intervento 

Riguardo le modalità e le circostanze dell’aggressione, bisognerebbe cercare di ottenere una descrizione accurata, anche se breve; è importante conoscere data e ora dell’evento, luogo, notizie sull’aggressore (numero aggressori, se conoscenti, grado di parentela), la presenza di testimoni, se si erano assunte sostanze stupefacenti o alcool

Dal racconto è quindi necessario che venga definito:

  • Data, ora , luogo aggressione
  • Numero di aggressori, conosciuti o meno, presenza di testimoni
  • Minacce ed eventuali lesioni fisiche
  • Furto, presenza di armi , ingestione alcool ed altre sostanze
  • Perdita di coscienza
  • Sequestro in ambiente chiuso e per quanto tempo

Definire inoltre la modalità della violenza:

  • Totale o parziale asportazione dei vestiti
  • Penetrazione vaginale, anale ed orale ,unica o ripetuta
  • Penetrazione con oggetti
  • Uso preservativo
  • Avvenuta eiaculazione
  • Manipolazioni digitali

Accurata descrizione delle lesioni fisiche quali:

  • Escoriazioni
  • Ecchimosi
  • Ecchimosi figurate
  • Unghiature
  • Bruciature di sigaretta
  • Morsicature
  • Segni di afferramento
  • Ferita da punta da taglio

Accurato esame ginecologico e screening per malattie sessualmente trasmesse (MST)

Si procede poi con:

  • PROTOCOLLI DI PROFILASSI: malattie sessualmente trasmissibili, schema di contraccezione di emergenza.
  • Seguito assistenziale: ricovero, avvio in comunità ritorno al domicilio, visita di follow-up
  • PROFILASSI PER MTS
  • ZITROMICINA CEFIXIMA METRONIDAZOLO
  • CONTRACCEZIONE POST COITALE (referto utile anche fini forense)
  • Non prescritta: motivazioni
  • Norlevo o levonelle 2 cpr insieme (unica somministrazione)
  • Per la profilassi anti-HIV la stessa deve essere somministrato solo dopo consulenza infettivologica.

1) RICOVERO

2) COLLOCAMENTO IN COMUNITA’ DI ACCOGLIENZA

3) APPUNTAMENTO PER FOLLOW- UP

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